Oggi alla nostra seconda puntata del nostro special, parliamo
dell’energia eolica.
Il vento è sfruttato da tempo immemore e la conversione
dell’energia cinetica in altre forme di energia risale a
secoli addietro.
Attualmente l’energia cinetica viene per lo più convertita in
elettrica utilizzando una centrale eolica.
La si può considerare la prima tra tutte le energie
rinnovabili per il rapporto costo/produzione, e anche la
prima fonte energetica rinnovabile usata dall'uomo.
Il suo sfruttamento, relativamente semplice e poco costoso, è
attuato tramite macchine eoliche divisibili in due gruppi ben
distinti in funzione del tipo di modulo base adoperato
definito generatore eolico: generatori eolici ad asse
verticale e generatori eolici ad asse orizzontale.
Di recente una branca particolare, l’eolico off-shore, ha
attirato molti interessi internazionali.
Con l'espressione eolico off-shore si intendono gli impianti
installati ad alcune miglia dalla costa di mari o laghi, per
meglio utilizzare la forte esposizione alle correnti di
queste zone.
Sviluppatissimo in Germania e Danimarca, l’eolico off-shore
riesce a compensare la sempre minor disponibilità di siti
adatti allo sfruttamento eolico sulla terraferma.
Le nazioni che sono al top della classifica sia dal punto di
vista della produzione industriale che della ricerca sono la
Danimarca, la Germania e la Spagna.
Le aziende coinvolte in questo mercato dell’energia eolica
sono divisibili in 2 gruppi: il primo comprende quelle che
producono le strutture e i materiali come le turbine, atte
alla produzione di energia, mentre nel secondo inseriamo le
produttrici di energia vera e propria, grazie al controllo
dei parchi eolici.
Fanno parte dei produttori di materiale la danese Westas
Wind leader con il 28% del mercato delle turbine per centrali
eoliche, seguita dall’indiana Suzlon con il 10% e a ruota
dalla spagnola Gamesa.
La tedesca Enercon ed il colosso americano GE si spartiscono
la rimanenza del mercato mondiale.
Nel secondo gruppo ci sono quelle aziende che in pratica
riscuotono le nostre bollette casalinghe. In Italia abbiamo
Enel, Enertad ed IVPC, controllata dall’irlandese Trinergy e
che possiede la maggior parte di parchi eolici.
All’estero, le major più portate per l’eolico sono
Endesa, Iberdrola, EDF de France, GE e FPL Group negli USA
per citare solo quelli più noti.
L’eolico ha alcune controindicazioni di carattere ambientale.
Le distese di eliche hanno un impatto notevole anche per il
pericolo provocato agli uccelli che vi si trovano vicino.
Chiudiamo il capitolo eolico e passiamo ai biocarburanti che
non sono altro che propellenti ottenutoin modo indiretto
dalle biomasse: grano, mais, bietola e canna da zucchero.
Provenendo da una risorsa rinnovabile, non contribuisce
all'effetto serra, ma lo svantaggio primario riconosciuto al
biocarburante è quello di togliere terreno agricolo che viene
usato per la produzione di alimenti.
Un secondo ordine di considerazione è che il rapporto tra
energia necessaria per produrlo e quella resasi disponibile
non è sempre favorevole.
Sono considerati biocarburanti: il bioetanolo, il
biometanolo, biodimetilitere, gli idrocarburi sintetici, il
bioidrogeno e gli olii vegetali.
In definitiva il dibattito a livello mondiale su questa fonte
energetica alternativa è quanto mai acceso. Ad esempio negli
USA, dove il biocarburante è già una realtà, si sta valutando
l’effettivo apporto alla diminuzione di emissione di CO2 e il
reale costo produttivo. Generare propellenti dal mais, tra
l’altro, ha causato un aumento del prezzo medio di questo
cereale.
Uno dei candidati alla presidenza, Barak Obama, chiede di
ottenere biocombustibili non dal mais ma da altre fonti come
prati perenni cellulose e trucioli di legno, anche se in
commercio non c’è nessuno che lo fa; possibile sia solo
propaganda elettorale?
In ogni caso il Governo di Washington ha deciso di investire
per la ricerca sulla produzione di biocarburanti ricavati da
cellulosa e non da mais, circa 1.5 miliardi di $.
Un altro difetto del biocarburante è l’eccessiva dipendenza
dai fattori climatici, che comporta una variabilità del
prezzo difficilmente valutabile.
In Italia, alcune realtà sono in evidenza come Actelios che
ha da poco inaugurato una nuova centrale a Rende in Calabria
dove produce energia da pannelli solari e biocombustibili, in
questo caso biomassse provenienti dal legno ricavato dal
disboscamento effettuato per la prevenzione degli incendi.
In ambito UE troviamo le solite spagnole Iberdrola e, la meno
nota Abengoa, mentre negli Stati Uniti la prima produttrice
di etanolo è la ADM (Archer Daniels Midland).
L’ultimo argomento di questo capitolo riguarda l’energia
nucleare.
Per nucleare intendiamo tutti quei fenomeni in cui si ha la
produzione di energia in seguito a trasformazioni nei nuclei
atomici.
Detto questo, il discorso sul nucleare come tutti quelli
sulle energie alternative a quelle ottenibili con
combustibili fossili, è sempre più di attualità sia per le
implicazioni “politiche” legate ai rischi di questa
produzione, sia per le implicazioni economiche (impianti
attuali in età avanzata, costi elevati per le nuove
installazioni).
Puntare su questa forma di energia alternativa non sembra al
momento una scommessa vincente, anche in considerazione del
fatto che in europa negli ultimi 20 anni e’ stata costruita
una sola centrale in Finlandia con costi sempre più elevati.
Le aziende che producono energia nucleare, sono le solite
“grandi” come EDF de France in Europa, mentre negli USA,
Constellation Energy e Exelon Corporation sono i veri e
propri giganti dell’energia.
Attività delicatissima come il trattamento delle speciali
scorie radioattive, vede protagonista l’americana American
Ecology.
Chiudiamo questa puntata dello Speciale Cleantech e vi diamo
appuntamento alla settimana prossima dove parleremo di una
fonte alternativa emergente, la geotermia.
Nota:
La citazione di aziende non rappresenta consiglio
all'acquisto.