di FinanzaWorld staff

Speciale CleanTech - Capitolo 2

del 12/01/2008 di FinanzaWorld staff
Oggi alla nostra seconda puntata del nostro special, parliamo 
dell’energia eolica.

Il vento è sfruttato da tempo immemore e la conversione 
dell’energia cinetica in altre forme di energia risale a 
secoli addietro.

Attualmente l’energia cinetica viene per lo più convertita in 
elettrica utilizzando una centrale eolica. 

La si può considerare la prima tra tutte le energie 
rinnovabili per il rapporto costo/produzione, e anche la 
prima fonte energetica rinnovabile usata dall'uomo.

Il suo sfruttamento, relativamente semplice e poco costoso, è 
attuato tramite macchine eoliche divisibili in due gruppi ben 
distinti in funzione del tipo di modulo base adoperato 
definito generatore eolico: generatori eolici ad asse 
verticale e generatori eolici ad asse orizzontale.
 
Di recente una branca particolare, l’eolico off-shore, ha 
attirato molti interessi internazionali. 

Con l'espressione eolico off-shore si intendono gli impianti 
installati ad alcune miglia dalla costa di mari o laghi, per 
meglio utilizzare la forte esposizione alle correnti di 
queste zone.

Sviluppatissimo in Germania e Danimarca, l’eolico off-shore 
riesce a compensare la sempre minor disponibilità di siti 
adatti allo sfruttamento eolico sulla terraferma.
 
Le nazioni che sono al top della classifica sia dal punto di 
vista della produzione industriale che della ricerca sono la 
Danimarca, la Germania e la Spagna.
 
Le aziende coinvolte in questo mercato dell’energia eolica 
sono divisibili in 2 gruppi: il primo comprende quelle che 
producono le strutture e i materiali come le turbine, atte 
alla produzione di energia, mentre nel secondo inseriamo le 
produttrici di energia vera e propria, grazie al controllo 
dei parchi eolici.

Fanno parte dei produttori di materiale la danese Westas 
Wind leader con il 28% del mercato delle turbine per centrali 
eoliche, seguita dall’indiana Suzlon con il 10% e a ruota 
dalla spagnola Gamesa.
La tedesca Enercon ed il colosso americano GE si spartiscono 
la rimanenza del mercato mondiale.

 Nel secondo gruppo ci sono quelle aziende che in pratica 
riscuotono le nostre bollette casalinghe. In Italia abbiamo 
Enel, Enertad ed IVPC, controllata dall’irlandese Trinergy e 
che possiede la maggior parte di parchi eolici.

All’estero, le major più portate per l’eolico sono 
Endesa, Iberdrola, EDF de France, GE e FPL Group negli USA 
per citare solo quelli più noti.
 
L’eolico ha alcune controindicazioni di carattere ambientale. 

Le distese di eliche hanno un impatto notevole anche per il 
pericolo provocato agli uccelli che vi si trovano vicino.

Chiudiamo il capitolo eolico e passiamo ai biocarburanti che 
non sono altro che propellenti ottenutoin modo indiretto 
dalle biomasse: grano, mais, bietola e canna da zucchero.

Provenendo da una risorsa rinnovabile, non contribuisce 
all'effetto serra, ma lo svantaggio primario riconosciuto al 
biocarburante è quello di togliere terreno agricolo che viene 
usato per la produzione di alimenti.
 
Un secondo ordine di considerazione è che il rapporto tra 
energia necessaria per produrlo e quella resasi disponibile 
non è sempre favorevole.
 
Sono considerati biocarburanti: il bioetanolo, il 
biometanolo, biodimetilitere, gli idrocarburi sintetici, il 
bioidrogeno e gli olii vegetali.
 
In definitiva il dibattito a livello mondiale su questa fonte 
energetica alternativa è quanto mai acceso. Ad esempio negli 
USA, dove il biocarburante è già una realtà, si sta valutando 
l’effettivo apporto alla diminuzione di emissione di CO2 e il 
reale costo produttivo. Generare propellenti dal mais, tra 
l’altro, ha causato un aumento del prezzo medio di questo 
cereale.

Uno dei candidati alla presidenza, Barak Obama, chiede di 
ottenere biocombustibili non dal mais ma da altre fonti come 
prati perenni cellulose e trucioli di legno, anche se in 
commercio non c’è nessuno che lo fa; possibile sia solo 
propaganda elettorale?

In ogni caso il Governo di Washington ha deciso di investire 
per la ricerca sulla produzione di biocarburanti ricavati da 
cellulosa e non da mais, circa 1.5 miliardi di $.

Un altro difetto del biocarburante è l’eccessiva dipendenza 
dai fattori climatici, che comporta una variabilità del 
prezzo difficilmente valutabile.

In Italia, alcune realtà sono in evidenza come Actelios che 
ha da poco inaugurato una nuova centrale a Rende in Calabria 
dove produce energia da pannelli solari e biocombustibili, in 
questo caso biomassse provenienti dal legno ricavato dal 
disboscamento effettuato per la prevenzione degli incendi.

In ambito UE troviamo le solite spagnole Iberdrola e, la meno 
nota Abengoa, mentre negli Stati Uniti la prima produttrice 
di etanolo è la ADM (Archer Daniels Midland).

L’ultimo argomento di questo capitolo riguarda l’energia 
nucleare.

Per nucleare intendiamo tutti quei fenomeni in cui si ha la 
produzione di energia in seguito a trasformazioni nei nuclei 
atomici.
 
Detto questo, il discorso sul nucleare come tutti quelli 
sulle energie alternative a quelle ottenibili con 
combustibili fossili, è sempre più di attualità sia per le 
implicazioni “politiche” legate ai rischi di questa 
produzione, sia per le implicazioni economiche (impianti 
attuali in età avanzata, costi elevati per le nuove 
installazioni).

Puntare su questa forma di energia alternativa non sembra al 
momento una scommessa vincente, anche in considerazione del 
fatto che in europa  negli ultimi 20 anni e’ stata costruita 
una sola centrale in Finlandia con costi sempre più elevati.

Le aziende che producono energia nucleare, sono le solite 
“grandi” come EDF de France in Europa, mentre negli USA, 
Constellation Energy e Exelon Corporation sono i veri e 
propri giganti dell’energia.

Attività delicatissima come il trattamento delle speciali 
scorie radioattive, vede protagonista l’americana American 
Ecology.
 
Chiudiamo questa puntata dello Speciale Cleantech e vi diamo 
appuntamento alla settimana prossima dove parleremo di una 
fonte alternativa emergente, la geotermia.
 
Nota:
La citazione di aziende non rappresenta consiglio
all'acquisto. 




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