C’è un vero e proprio mondo ancora inesplorato ed è quello
delle tecnologie applicate alla produzione di energie
rinnovabili.
Il cleantech sta affascinando sempre più i big del “mondo
che conta”: Google investe centinaia di milioni di dollari
per produrre energia geotermica, BP aumenta i costi
destinati alla ricerca per “non restar fuori” dall’affare
dell’energia del futuro. Insomma un vero e proprio
fermento.
Anche per far fronte alle numerosissime richieste piovute
su FinanzaWorld, abbiamo preparato una mini-serie di 3
special dedicati al cleantech.
La suddivisione che abbiamo dato a questo nostro lavoro
prevede:
Capitolo 1: Energia da pannelli solari, idrica e idrogeno;
Capitolo 2: Energia eolica, biocarburanti e nucleare;
Capitolo 3: Energia geotermica e conclsuione.
Per ognuno di questi argomenti esistono oramai decine e
decine di società protagoniste derivate dalla “vecchia”
produzione di energia che nuovi volti dinamici e con tanta
voglia di sfondare.
Le “vecchie” major stanno intravedendo in questo una nuova
e ghiotta possibilità di primeggiare e di non lasciare lo
scettro di monarchi dell’energia, mentre le piccole neo
arrivate hanno fatto di questo il loro core-business.
Il cleantech comunque è un argomento che, oltre alla
tecnologia applicata alla produzione energetica, affronta
argomenti di carattere sociale e politico, problematiche di
carattere internazionale, come il protocollo di Kyoto, ed
economico. Basti pensare agli investimenti per ridurre
drasticamente le emissioni di CO2 e la creazione di
migliaia e migliaia di posti di lavoro anche grazie
all’indotto.
Non vanno dimenticati gli aspetti di puro marketing che
spingono le società a dare al mercato un’immagine migliore
avvalendosi di comportamenti “ecologisti”.
Ad esempio la catena commerciale Wal-Mart, l'inglese Tesco
e British Telecom hanno avviato piani per ridurre le
emissioni, mentre Coca Cola ha annunciato l'intenzione di
sostituire la "flotta" di frigoriferi aziendali con modelli
meno inquinanti.
Ma è solo spirito “green” quello che spinge questi big ad
affrontare spese ingenti?
Oltre alla salvaguardia dell’immagine aziendale, la
governance sa benissimo che i governi prima o poi
attueranno politiche stringenti e quindi anticipano una
spesa che sarà comunque obbligatorio affrontare ed inoltre
riuscire a contenere il costo di combustibili ed energia
tradizionale, è un fattore positivo per molti bilanci.
Oltre oceano i candidati democratici alla presidenza USA
stanno sfruttando molto l’immobilità delle presidenze Bush
sull’argomento ambiente e il nobel ad Al Gore è solo un
esempio di questa “rinnovata sensibilità” a stelle e
strisce.
In Australia il neo eletto primo ministro laburista Kevin
Rudd, ha battuto, dopo 4 mandati ininterrotti, il
conservatore Oward facendo molta leva sulle tematiche
ambientaliste e promettendo la sottoscrizione del
protocollo di Kyoto.
L’Australia, insieme agli USA, era l’unica nazione
industrializzata a non aver ancora sottoscritto il
protocollo per la riduzione di emissioni di CO2
nell’atmosfera e da parecchi mesi soffre di una crisi da
siccità senza precedenti.
È probabile che dopo la terza rivoluzione industriale
dovuta ai computer sia la rivoluzione verde la quarta e
questo anche per i dati che arrivano giornalmente da più
fonti.
Ma a differenza della rivoluzione informatica questa volta
non sono gli americani gli attori principali nel cleantech.
Il 20% del mercato delle tecnologie ambientali è in mano ai
tedeschi seguiti da danesi, spagnoli, cinesi, giapponesi e
indiani, mentre l’Italia segue a molta distanza.
Il ministero dell'ambiente tedesco ha calcolato che da qui
al 2020 il mercato globale delle tecnologie ambientali, che
già oggi vale 1000 miliardi di euro arriverà a 2200
miliardi.
La Allianz ha calcolato che nel 2005 sono stati investiti
45 milioni di euro in impianti ad energia rinnovabile che
diventeranno 250 nel 2020.
Ecco, questa è solo una piccola premessa del lavoro che
andremo a presentare ogni fine settimana, con la speranza
di chiarirvi e chiarirci meglio le idee su quello che
sembra essere la scommessa del futuro.
Come è nostro costume cercheremo di parlarne senza troppi
tecnicismi o paroloni incomprensibili, non disdegnando uno
sguardo preferenziale agli effetti finanziari/economici di
ogni argomento affrontato.
Alla settimana prossima con il primo capitolo.