di FinanzaWorld staff

Direttive Europee e ramanzina

del 12/11/2007 di FinanzaWorld staff
La Commissione europea ha deciso di inviare
richieste formali di informazioni al Belgio, alla
Danimarca, all´Italia, al Lussemburgo e al Regno
Unito, alla Repubblica slovacca e alla Lettonia
per non aver notificato (o averlo fatto in misura
non conform) alla Commissione le misure nazionali
di recepimento della direttiva Cee relativa alla
trasparenza delle relazioni finanziarie fra gli
Stati membri e le loro imprese pubbliche.

Le richieste, che prendono la forma di lettere di
messa in mora, rappresentano la prima fase della
procedura di infrazione, lasciando agli stati
membri due mesi per rispondere ai dubbi espressi
della Commissione.

Secondo il Commissario responsabile della
concorrenza, la signora Neelie Kroes, "[..]
l'attuazione integrale della direttiva sulla
trasparenza è essenziale per permettere alla
Commissione di verificare che il denaro pubblico
sia utilizzato per garantire la fornitura di
servizi pubblici, nell'interesse dei contribuenti
europei [..]".

La direttiva citata impone agli Stati membri
l'obbligo generale di trasparenza relativamente
ai rapporti finanziari tra le autorità pubbliche
e le imprese pubbliche ed inoltre che gli Stati
membri raccolgano e trasmettano alla Commissione,
su richiesta di quest'ultima, dati di natura
finanziaria relativi alle grandi imprese
pubbliche che operano nel settore manifatturiero.

La contabilità separata, pretesa dalla direttiva
nei confronti delle entità che hanno rapporti
finanziari con l'economia pubblica, permette di
individuare i costi imputabili ai servizi di
interesse economico generale e di verificare che
l´importo delle compensazioni versate sia
corretto.

La direttiva, entrata in vigore il 20 dicembre
2006, non risulta recepita in Belgio, Danimarca,
Italia, Lussemburgo e Regno Unito.

Arriverà un'altra bacchettata sulle dita
dall'Europa?

La pretesa della commissione europea, dopo le
parole ufficiali e, a volte di difficile
comprensione, è praticamente quella di
verificare che gli stati membri non usino
denaro pubblico per finanziare aziende in
crisi, ma che i soldi vengano usati
esclusivamente per la fornitura di servizi ai
cittadini.

Cosa risponderà l'Italia?




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