Nessun margine di negoziato, ma anche resistenze
politiche al progetto: così Carlo Toto, patron di
AirOne, motiva la rinuncia alla gara per la
privatizzazione della compagnia di bandiera.
Una decisione presa dopo aver ricevuto dal Ministero
dell’Economia la versione finale del contratto
d’acquisto, nel quale l’imprenditore abruzzese
non avrebbe trovato adeguato riscontro alle sue
osservazioni riguardanti tra l’altro esuberi,
ristrutturazione di AZ Servizi e l’accordo delle
sigle sindacali sul nuovo piano industriale.
La presentazione delle offerte vincolanti è prevista
per l’ormai prossimo 23 Luglio, ma ormai, salvo
sorprese dell’ultima ora, nessuna offerta perverrà al
Ministero in quanto uno dopo l’altro tutti i (pochi)
soggetti rimasti in gara hanno abbandonato: prima la
cordata TGP-Matlin Patterson-Mediobanca, poi
Aeroflot-Unicredit ed infine, AirOne con IntesaSanPaolo
come partner finanziario.
Toto ha riferito ieri sera ai sindacati di una decisione
presa a malincuore e non ha nascosto di aver percepito
"resistenze" politiche al suo progetto, sia all’interno
della maggioranza che dell’opposizione.
La notizia ha immediatamente provocato reazioni politiche
e sindacali: per Fini (AN) e Lupi di Forza Italia adesso
Alitalia rischia di andare dritta verso il fallimento,
mentre i sindacati parlano di scarsa flessibilità del
Governo, imputando all’esecutivo Prodi la grave situazione
di stallo in cui è finita la gara.
Ancora nessun commento da Palazzo Chigi, al momento in cui
scriviamo.