di FinanzaWorld staff

Ancora TFR e Fondi Pensione

del 16/06/2007 di FinanzaWorld staff

Visto l'avvicinarsi della scadenza, riproponiamo
oggi uno speciale sui TFR e  Fondi Pensione
che abbiamo pubblicato il 5 maggio scorso.

Crediamo di fare cosa gradita e utile.

Uno degli argomenti più delicati e controversi del rimodellamento
del welfare italiano, che investe la vita e le attese di milioni
di persone, è quello delle pensioni.
E’ molto dibattuto il tema di quanto sarà bassa, per le prossime
generazioni, la pensione pubblica rispetto allo stipendio.
Gli esperti stimano che basandosi sulla sola pensione di base,
nelle ipotesi migliori, questa sarà pari al 40 - 50% dell'ultimo stipendio.
Veramente una povera vecchiaia.
Integrando la pensione dell’Inps con una privata,
le future generazioni dovrebbero riuscire a percepire una pensione
pari al 70 - 80% dell'ultimo stipendio.


L’attuale riforma del Tfr è l’ultima di una
lunga serie in materia pensionistica.
Nel 1992/93, anni di profonda crisi finanziaria e valutaria per l’Italia,
il Governo di Giuliano Amato varò una prima riforma del sistema previdenziale
per attuare un immediato contenimento dei costi e per realizzare obiettivi
più a medio-lungo termine ed in essi si inquadrano i primi provvedimenti volti
a sviluppare fondi di pensione complementare.
Poi, nel 1995, vi furono ulteriori e più consistenti interventi strutturali
con la riforma Dini, che al fine di contenere le tendenze di medio periodo della
spesa pensionistica, introdusse il calcolo delle pensioni in base ai contributi
versati effettivamente (sistema contributivo), in sostituzione di quello fondato
sulle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro (sistema retributivo).


Le variabili in gioco in tema di pensioni sono:


1.l’invecchiamento della popolazione, che è aumentato e continuerà ad
aumentare rispetto alle generazioni precedenti
2.il ridimensionamento dei tassi di natalità, che riduce il numero di
giovani che entrano nel mercato del lavoro.
Pertanto, la struttura della popolazione subirà notevoli modifiche.
Le classi di età comprese tra i 20 e i 59 anni passerà dall’attuale 56,3%
al 44%, invece gli ultrasessantenni, che attualmente sono il 23,9% del totale,
nel 2050, arriveranno costituire il 40,5% della popolazione.
3.la produttività ( Pil prodotto per ora lavoro). In media, nel lungo periodo,
è stimabile che essa cresca tra l'1 e il 2% l'anno. Considerando questa variabile,
la drammaticità del futuro andamento del rapporto tra le persone
in età lavorativa (15-64 anni) e gli over 65 si ridimensiona.
Attualmente, vi sono quattro persone in età lavorativa per ciascun anziano,
nel 2050 il rapporto sarà di 2 a 1. Considerando l'aumento della produttività
due lavoratori nel 2050 produrranno una quota di Pil, in termini reali, pari circa
a quella di quattro lavoratori di oggi. Sotto queste ipotesi l’onere pensionistico
futuro sembrerebbe tranquillamente sostenibile , tuttavia una soluzione di questo
tipo comporterebbe che l’incremento di produttività vada interamente a finanziare
le pensioni del futuro e ciò è impensabile.
4.L’incidenza delle pensioni pubbliche sul Pil. Nel 2000 toccava il 13,8% e nel 2005
ha toccato il 15,16%. Tra il 2030 e il 2040 potrebbe salire di quasi due punti,
per ridiscendere poi al 14% verso il 2050. Il pagamento delle pensioni assorbe
circa 1/3 del totale delle entrate fiscali e contributive. Il bilancio statale,
non potrà sopportare un simile onere che, visto l’andamento demografico e della
produttività, si acuirà sempre più e farà divergere progressivamente il paese
dalle esigenze del patto di stabilità adottato dalla UE.



Stanti questi presupposti, lo Stato, con l’ultima riforma del Tfr ,
approvata dal centro-destra (decreto n. 252 del 2005), che ne prevedeva
l’entrata in vigore il 1/1/2008 e lasciata sostanzialmente immutata
dal centro-sinistra, che ne ha anticipato l’entrata in vigore al 1/1/2007,
sta cercando di incoraggiare una scelta a favore di forme pensionistiche
complementari, che ricordiamo va fatta entro il 30/6/2007.

La riforma su come destinare il TFR maturato a partire dal 1/1/2007,
si rivolge ai dipendenti del settore privato, che lavorano in un'azienda
con piu' di 50 dipendenti, sono esclusi i co.co.co.e co.co.pro (che non hanno il TFR),
i collaboratori domestici e ovviamente i lavoratori autonomi, che non sono dipendenti.
La scelta riguarda undici milioni di lavoratori italiani.


A seconda della scelta che si farà le conseguenze saranno reversibili o irreversibili,
mentre nel caso non si esprima una scelta, con il silenzio-assenso, la legge pone
automaticamente il lavoratore in una condizione di irreversibilità.


Con appositi moduli (http://www.inps.it/doc/InpsTfr/Documentazione/Documentazione.asp),
il dipendente, riguardo al proprio TFR maturando, cioè futuro,
dovrà scegliere principalmente tra due opzioni:
1.mantenerlo presso il datore di lavoro
2.destinarlo a forme pensionistiche complementari, che sono aggiuntive alla
pensione obbligatoria pubblica e la integrano.
La dichiarazione scritta del dipendente va indirizzata al datore di lavoro.
Se si mantiene il TFR in azienda, la scelta è reversibile e si potrà passare
in qualsiasi momento alla previdenza integrativa.
Se si aderisce alla previdenza integrativa, la scelta è irreversibile
e non vi è possibilità di far tornare il TFR da un fondo pensione in azienda.
Se non si sceglie, col silenzio assenso si viene destinati automaticamente
e in maniera irreversibile a una forma di previdenza integrativa.


Per i lavoratori di aziende con più di 50 dipendenti, il TFR maturando, se si opta
di mantenerlo presso il datore di lavoro, viene trasferito dal datore di lavoro in
un apposito fondo gestito dall’INPS, ricevendo la stessa remunerazione
che avrebbe avuto rimanendo in azienda.
Per i lavoratori di aziende con 49 dipendenti o meno, il TFR maturato viene,
di fatto, mantenuto in azienda.


Il TFR, o liquidazione, che dir si voglia, è un salario differito che spetta
al lavoratore, oltre alla pensione pubblica obbligatoria erogata dall’INPS.
Esso è dato dalla somma, per ogni anno di lavoro, del 6,91% della retribuzione lorda.


Se mantenuto presso il datore di lavoro, la sua rivalutazione annua,
cioè il suo rendimento, è stabilito per legge e corrisponde
al 75% dell'inflazione più l’1,5%.
Dal 1999 al 2005, ad esempio, il TFR si è rivalutato complessivamente del 22,5%.
Esiste un fondo di garanzia usato per assicurare il TFR
ai dipendenti in caso di fallimento dell’azienda.
Questo è ciò che è avvenuto finora del TFR e che potrà continuare ad avvenire solo
se il lavoratore lo sceglierà specificatamente.


Pertanto, il TFR lasciato in azienda ha rendimento certo, non è soggetto ad
alcun rischio ed è una scelta reversibile, in quanto successivamente
si potrà passare ad un fondo pensione.

Andiamo ora a vedere quali strade percorrerà il TFR del lavoratore, obbligatoriamente
nel caso di silenzio-assenso o volontariamente in caso di adesione libera ai fondi.
Ricordiamo che questa scelta, o "non-scelta", in caso di silenzio-assenso,
è irreversibile e comporta l’impossibilità di far rientrare il TFR in azienda.

In sintesi le forme pensionistiche complementari,
che la COVIP, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione,
autorizza e controlla sono:
1.i fondi pensione negoziali detti "chiusi" o di "categoria",
cogestiti da sindacati e datori di lavoro.
2.i fondi pensione istituiti prima del novembre 1992
3.i fondi di pensione aperti
4.le assicurazioni sulla vita con finalità previdenziali


Ora, le opzioni di scelta si dividono a seconda se si è
stati assunti prima o dopo il 29 aprile 1993.

Per chi è stato assunto dopo tale data, la scelta riguarda
tutto il TFR maturando, e le opzioni sono:
1.continuare a far rimanere il futuro TFR in azienda
2.aderire ad una forma pensionistica complementare


Per chi è stato assunto prima di tale data, la scelta riguarda sempre
tutto il TFR maturando, e le opzioni sono come le due precedenti,
con l’ulteriore possibilità di suddividere la destinazione del TFR tra
azienda e previdenza integrativa. In particolare:
1.se al 1° gennaio 2007 si era già iscritti ad una forma di previdenza
complementare, si può decidere di contribuire alla quota del fondo
con una parte del TFR e far rimanere la restante all’interno dell’azienda.
2.se al 1° gennaio 2007 non si era ancora iscritti ad una forma pensionistica
complementare, si può decidere di trasferire ad una forma di previdenza
complementare una quota del TFR fissata dagli accordi collettivi,
altrimenti, in assenza di essi, la quota deve essere almeno del 50%.

In caso di non-scelta, una "scelta" che è vivamente sconsigliata, c’è il silenzio-assenso.
Non esprimendo alcuna scelta il TFR futuro viene automaticamente
trasferito dal datore di lavoro a:
1.un fondo di categoria negoziale, se esiste
2.nel caso il primo non esista il TFR viene affidato al Fondo a cui aderisce
la maggioranza dei dipendenti
3.in un apposito fondo dell’INPS

Vediamo ora come si contribuisce alla pensione complementare e la sua tassazione.


Si finanzia la previdenza complementare attraverso il TFR maturando e, anche,
con ulteriori contributi volontari a carico del lavoratore e in taluni casi con
contributi a carico del datore di lavoro.

I contributi aggiuntivi rispetto al TFR, che il dipendente versa volontariamente
e decidendone liberamente l’importo, sono soggetti al pagamento del
9,2% di contributo all’INPS. Nel caso in cui sia previsto dagli accordi collettivi,
parallelamente all’erogazione volontaria, il lavoratore ha diritto, ma solo aderendo
ai fondi previsti dal contratto nazionale di categoria, al versamento dei contributi
da parte del datore di lavoro (dall’1 al 2% dello stipendio lordo annuale),
che a sua volta paga all’INPS un contributo del 10%.
I contributi versati, oltre al TFR, sono deducibili
dal reddito per un massimo di 5.164,67 euro.
I rendimenti vengono tassati, invece che al 12,5%, all’11%.
La parte che non è stata già soggetta a tassazione durante la fase di accumulo,
è tassata al 15%, aliquota che viene ridotta dello 0,3% per ciascun anno di
partecipazione dopo il quindicesimo, fino ad una riduzione massima del 6%.
L’aliquota di tassazione del TFR è quella media del dipendente.
Va detto che non c’è alcuna garanzia sul mantenimento delle agevolazioni
fiscali in futuro, di volta in volta i governi che si succederanno nel corso
delle prossime legislature potranno mettervi mano.

Veniamo alle prestazioni.

Si ha diritto a fruire della pensione complementare passati 5 anni dall’iscrizione
e solo dopo che si siano maturati i requisiti per la pensione obbligatoria pubblica.
La prestazione verrà erogata , a scelta del lavoratore, sotto forma di rendita o parte
in capitale e parte in rendita.
Analogamente al TFR si può fruire di anticipazioni.
Queste sono ottenibili in qualsiasi momento e per un importo non superiore al 75%
di quanto maturato, per spese sanitarie relative a gravi condizioni proprie o
di familiari più stretti; o dopo almeno 8 anni di iscrizione al fondo, per importi
non superiori al 75% di quanto maturato per acquisto e ristrutturazione della
prima casa propria e dei figli e fino al massimo del 30% per altre esigenze.
Nel caso si perda requisito di partecipazione alla pensione complementare
prima del pensionamento, si può mantenere quanto accantonato,
anche in assenza di contribuzione o chiederne il riscatto parziale
(del 50% se il periodo di disoccupazione va dai 12 ai 48 mesi,
o si è soggetti cassa integrazione, mobilità)
o totale ( se il periodo di disoccupazione supera i 48 mesi o un’invalidità
permanente diminuisca le capacità lavorative a meno di un terzo).
In caso di decesso prima del pensionamento
l’intera somma accumulata è versata agli eredi.

L’investimento dei contributi del TFR in fondi di previdenza,
avrà un rendimento non certo.
Esso sarà principalmente funzione dell’andamento dei mercati,
del livello di rischio, dei costi e dell’abilità del gestore.

Il TFR affidato alla previdenza complementare sarà soggetto ad un certo rischio
e il capitale finale potrà essere maggiore o minore di quanto sarebbe stato se
fosse stato mantenuto in azienda ad un rendimento pari
al 75% dell'inflazione più l’1,5%.
Dal 1999 al 2005, il TFR si è rivalutato complessivamente del 22,5%, non è tanto,
ma nemmeno poco; molti fondi sfoggiano le allettanti performance 2003-2006,
anni positivi per i Mercati Finanziari, mentre sono pochi quelli che mostrano
i rendimenti 1999-2005, che includono anche gli anni dello sboom della Borsa.
Nella gestione si deve esser bravi sia col mercato toro che col mercato orso.


A differenza del TFR mantenuto in azienda, che ha un fondo di garanzia usato
per garantire il TFR ai dipendenti in caso di fallimento dell’azienda, non esiste
alcuna garanzia in caso di dissesto del Fondo, il rischio è interamente
a carico del dipendente. Certamente la COVIP svolgerà un’adeguata vigilanza
perché tali eventi non si verifichino, ma dopo i noti casi Cirio, Parmalat,
Bond Argentini e molti altri, è lecito porsi dei quesiti sulle reali capacità di
controllo delle autorità incaricate.


Altra variabile da non trascurare è l’incertezza della tassazione futura,
si rammenta la partita di giro sui contributi aggiuntivi volontari, che da una parte
fruiscono della deducibilità, ma dall’altra sono soggetti ad un contributo
del 9,2% all’INPS, quindi il guadagno finale non è certo.


Altro fattore da tener presente sono i costi di iscrizione, accumulo, gestione ed
erogazione dei fondi pensione, che per la maggior parte sono solo indicativi e non
impegnativi. Tutti questi gravami, che a prima vista possono sembrare piccoli,
se capitalizzati nei decenni possono erodere in maniera consistente il patrimonio finale.


Va ricordato, inoltre, che mentre la scelta di mantenere il TFR in azienda
è reversibile, quella a favore della previdenza integrativa,
o il silenzio assenso è irreversibile.


Infine, va tenuta presente la libertà di scelta e i conflitti di interesse.
Al datore di lavoro per rendere minimi i costi di gestione conviene che l’adesione
dei dipendenti sia indirizzata a favore dello stesso fondo, conviene anche anche a
tutti i lavoratori, che hanno età e propensioni al rischio differenti?
Il contributo obbligatorio del datore di lavoro sui versamenti-extra fatti
volontariamente, si ottiene aderendo ai fondi previsti dal contratto di categoria,
che non a caso sono cogestiti dai sindacati
e dai rappresentanti dei datori di lavoro...nell’interesse dei lavoratori?
Anche se sono circa 480 i fondi autorizzati dalla COVIP, per non perdere il
contributo aggiuntivo, si è quasi costretti ad aderire ai fondi
pensione di categoria, che in sostanza si trovano in una posizione di monopolio
e sono veramente rari i casi in cui al monopolio si associano
le tre e: efficacia,efficienza ed economicità.
Opportuna attenzione anche alle banche, che vendono fondi pensione aperti e
alle assicurazioni che vendono i PIP (piani individuali pensionistici)
del gruppo di cui fanno parte. Anche se esistono circa 480 fondi autorizzati
dalla COVIP è molto probabile che a prescindere dall’età e dalla propensione
al rischio del lavoratore, spesso il fondo o il PIP più adatto alle sue esigenze
sarà alla fine di tutto, guarda caso, proprio quello
del gruppo di cui la banca o l’assicurazione fa parte.


Allo stato attuale, la riforma presenta numerose ombre e punti interrogativi,
in caso vi fossero ancora dubbi sulla scelta da fare, si ricorda che è anzitutto
opportuno scegliere, evitando così il silenzio-assenso, e scegliere di continuare
a mantenere il TFR presso il datore di lavoro, scelta reversibile,
che un domani può sempre essere cambiata per aderire ai fondi.


Altri articoli su Finanzaworld sull’argomento:
https://www.finanzaworld.it/content/read/6280/tfr-che-fare-con-la-liquidazione


Si consiglia vivamente al lettore di visitare il sito www.tuapensione.it,
una guida veramente indipendente per il TFR e
la pensione obbligatoria e complementare.

"Il sito www.tuapensione.it mi ha impressionato subito per ragioni prima
di tutto tecnologiche: ogni pixel sembra (e probabilmente e' davvero) progettato
per essere utile, informativo, veloce, interattivo e virale.
Poi, dopo la forma che e' sostanza, mi è piaciuta la cura che e'
stata messa nell'indagine delle fonti e dei contenuti.
Per essere davvero utili bisogna essere veri.
Nel Simulmondo più che mai."

-Francesco Carlà, Presidente FinanzaWorld-


www.tuapensione.it è molto esauriente ed iscrivendosi gratuitamente,
si possono ricevere importanti aggiornamenti. Inoltre si consiglia la lettura di:

- Guida sintetica per la scelta sulla destinazione del TFR d
a fare entro il 30 giugno 2007,con consigli indipendenti e
senza conflitti di interesse che non sempre si trovano
sui giornali o in televisione:
http://www.tuapensione.it/scaricaGuidaTFR.html

- le 35 FAQ (anche queste non si trovano sui giornali o sui
siti del Ministero e della COVIP):

http://www.tuapensione.it/faq.html

- le 17 pagine di fatti sul TFR e i fondi pensione,
tratti da fonti ufficiali:

http://www.tuapensione.it/fatti.html, scaricabili anche in Excel:

http://www.tuapensione.it/RichiestaScaricaExcel.html


 





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