di FinanzaWorld staff

Pulire l'aria costa

del 7/06/2007 di FinanzaWorld staff
Da un lato le industrie che non vogliono spendere,
dall'altro gli ecologisti che sbandierando il
protocollo di Kyoto (da molti ritenuto comunque
insufficiente), esigono maggior rigore e
applicazione delle restrizioni.
Ultimi esempi:
- Al G8 Bush si dichiara disponibile a colloqui con
Putin stemperando le battaglie verbali dei giorni
scorsi, ma non a discutere sulle "necessità" del
clima.
Risulta chiaro il fatto che Putin è uno dei più
grossi produttori di gas mondiali e, malgrado il
disfacimento degli ultimi anni, ancora una potenza
militare di primo livello.
A questo punto l'unica giustificazione di Bush per
la chiusura alle "ragioni del clima" sembrano
essere gli interessi delle lobby dell'industria USA.

- Le compagnie aeree cercano di sottrarsi al piano
sulle emissioni che l'Unione Europea vorrebbe
applicare per ridurre le emissioni di Anidride
Carbonica (CO2) e diminuire l'impatto sul clima.
Uno studio di Ernst&Young, commissionato dalle
industrie del settore, dimostrerebbe che applicare
quelle restrizioni costerebbe alle compagnie aeree
anche fino a 45 miliardi di euro tra il 2011
ed il 2022.


E' ovvio che non fare niente non costa in termini
economici immediati, ma gli effetti deleteri, sia
dal punto di vista climatico, sociale è inevitabile
che si ripercuoteranno anche sull'economia.




Segnala questo articolo ad un amico



Navigazione suppletiva

Per avere i migliori e piu' aggiornati consigli vi invitiamo a visitare le pagine seguenti: