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L'integrazione fra media tradizionali
ed il digitale sta diventando un must e
di questo si è accorto anche Rupert
Murdoch che si è lanciato all'assalto
del prestigioso Wall Street Journal.
A suon di miliardi di dollari il magnate
australiano sta cercando di scalare
la vetta del mitico giornale
finanziario.
La famiglia proprietaria ha per ora
opposto un netto rifiuto, ma è
palese che non siano sufficienti
un marchio prestigioso e 2 milioni
di copie vendute al giorno per
sopravvivere agli eventi e ai
nuovi media che pressano sempre
più per un cambiamento ed
un ammodernamento di pensiero,
rispetto al tradizionale giornale
cartaceo.
Malgrado la recente acquisizione
di MarketWatch, un sito Internet
leader in valutazione economiche,
per la "modica" spesa di 500
milioni di dollari, il WSJ si è accorto
che la sfida oggi è un'altra:
riuscire a monetizzare in
pubblicità mirata lo straordinario
potenziale di un content d'eccezione,
e che non basta comprare un sito
per diventare un digital media.
Adesso, dopo aver gettato un masso
enorme nelle acque stagnanti dell'editoria,
Murdoch sta a vedere, sperando che
non intervengano fattori esterni come
temibili concorrenti (Google o Microsoft
in testa), che hanno conoscenza e
tecnica adatta per poter utilizzare
gli enormi contenuti del WSJ, oltre
ad una liquidità invidiabile.
Domani uscirà uno special sul Tfr,
se ne parla molto e ovunque, ma alle volte
vengono tralasciati aspetti importanti,
che se non considerati a dovere,
possono lasciare un segno
indelebile sullo standard
di vita futuro.
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