di Francesco Carlà

Rent to buy

del 6/01/2022 di Francesco Carlà
Il nome che usano gli anglosassoni dove questo genere di accordi è già in uso da molto tempo, è "rent to buy", affittare per poi comprare.

Sta venendo parecchio di moda anche in Italia per via delle difficoltà del mercato immobiliare: i costruttori e i venditori faticano a trovare clienti, e gli acquirenti potenziali non riescono a farsi erogare mutui sufficienti e veloci.

Il "rent to buy" di solito ha questo genere di condizioni: il compratore al momento dell’acquisto paga un anticipo tra il 6% e l'8% del valore dell'immobile. Per un periodo tra i 2 e i 4 anni diventa affittuario. In media, oltre alla mensilità, paga circa il 14% in più. Tutto quello che avrà versato verrà poi detratto dal prezzo finale della casa.

Detta così suona come una cuccagna, ma bisogna stare attenti ad una serie di insidie. Il demonio, in finanza più che mai, si nasconde nei dettagli.

Intanto esistono varie forme contrattuali per realizzare questa speranza di vendere o comprare casa. Forme che hanno caratteristiche molto diverse tra loro e tutele differenti.

Poi bisogna farsi una serie di domande. Domande per il venditore e per l'acquirente.

Cosa succede se durante il periodo dell'affitto il venditore (spesso un costruttore) fallisce e il bene viene aggredito da un'ipoteca giudiziale o da un pignoramento?

Come può garantirsi il venditore sulla reale capacità dell'acquirente di pagare affitti pesanti e poi di completare l'acquisto?

Quindi l'uso di un consulente indipendente è necessario.

Non lasciatevi ingannare dal boom (+300%) che il settore sta vivendo. Non è difficile avere queste crescite quando si parte praticamente da zero.

Il 'così fan tutti' è il peggiore dei consiglieri finanziari.




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