di Francesco Carlà

I traders perdono gli investitori vincono

del 28/02/2013 di Francesco Carlà
"Mai provato a fare soldi col trading a breve
termine. Io investo con l'idea che i mercati
potrebbero chiudere il giorno dopo e non riaprire
per i prossimi cinque anni."

La frase e' di Warren Buffett, 81 anni,
terzo uomo piu' ricco del mondo, l'unico
ad essere diventato tale senza inventare
Facebook o Windows, ma semplicemente investendo
in quello che conosce e capisce.

Investendo, non speculando a breve termine.

Ma perche', secondo Buffett e anche secondo
me, i traders a breve (io li chiamo i 'centometristi'
in contrasto con gli investitori che puntano
piuttosto ad essere dei regolari maratoneti)
perdono prima o poi il loro denaro?

Ci sono ragioni tecniche, ma anche psicologiche
e comportamentali. Un trader somiglia troppo
ad uno scommettitore.

"Lascereste il vostro posto di lavoro per
andare a giocare a Las Vegas?", si chiede
il New York Times in un articolo sul tema.

Molti studi condotti negli ultimi
50 anni sui traders hanno concluso sempre allo
stesso modo: il 95% di loro perde denaro.
Ma il problema aggiuntivo e che quel 5% di
vincenti varia in continuazione.

Quindi, in pratica, a fare del trading il proprio
lavoro alternativo si perdono, nel tempo,
sicuramente soldi.

Ma allora perche' ciclicamente su Internet compaiono
tante storie di presunti vincenti a nuove forme
di trading on line, per esempio adesso al Forex
o con le opzioni?

La ragione e' semplice e antica e pure questa
somiglia al motivo per cui esistono le
scommesse e il gioco d'azzardo: commissioni
di brokeraggio. Anche se sono state ridotte da
Internet, continuano ad essere un buon business.

Specialmente se il cliente e' un day-trader
che fa molte operazioni al giorno.

Insomma il tema non e' nuovo. C'e' un bellissimo
volume di Fred Schwed Jr. uscito nel 1940, ma ancora
attualissimo che racconta molto bene la differenza
tra brokers e traders. I primi prosperano con
il denaro dei secondi. Il libro non potrebbe
avere un titolo piu' eloquente: "Dove sono gli
yacht dei traders?"

E' una lettura consigliatissima prima di
cambiare lavoro.

Racconto un'esperienza personale. Dopo aver
pubblicato il mio libro "Trading on line" nel
2000 in piena euforia di Borsa, ricevetti una
lettera da un pianista. "Ho pensato di vendere
il mio pianoforte per darmi al trading".

Gli risposi di tenersi il pianoforte e continuare
a suonare. Tre anni dopo mi scrisse di nuovo
per dirmi che non aveva seguito il mio consiglio
e aveva perso soldi e pianoforte.

Investite come maratoneti non come centometristi.
E solo in quello che capite e conoscete.


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