I poveri dell'euro
del 4/12/2008
di Francesco Carlà
Sono passati piu' di sei anni da quando e' andata
in pensione la lira ed e' arrivato l'euro,
e forse e' gia' ora di bilanci.
Quello psicologico e' proprio nero.
"Hai ragione. Molti si sentono piu' poveri. Colpa
della divisione per due che continuiamo
a fare quando pensiamo, per esempio, al valore
delle nostre case. Duecentomila euro 'valgono' molto
meno di quattrocento milioni di lire..."
Il paradosso e' che le cose in euro sembrano
sempre a buon mercato, ma poi invece gli
stipendi fanno fatica a comprare quello
che compravano prima.
In compenso, ma si tratta di debiti quindi attenzione,
le banche prestano soldi a basso interesse
rispetto alla lira, proprio grazie alla forza dell'euro.
Per dare valore ad una moneta ci vuole tempo,
sei anni purtroppo non bastano.
"Toglici una curiosita': i diciotto euro di oggi
per una sera in pizzeria equivalgono alle diciottomila lire
di sei anni fa? E se non e' cosi', quanto tempo
impiegheremo a ritornare al potere d'acquisto di
quel periodo?"
Se la pizza costava diciottomila lire sei
anni fa, vuol dire che il suo prezzo era di nove euro.
Calcolando un 3% all'anno di inflazione,
secondo quello che piu' o meno ci ha
raccontato l'Istat, oggi quella stessa
pizza dovrebbe costare circa dieci
euro e mezzo.
Mancano sette euro e mezzo all'appello
di potere d'acquisto, e non e' mica poco.
"Li riavremo mai indietro?"
Per farceli restituire sul serio ci vogliono
due cose: crescita economica e liberalizzazioni
(vere) dei mercati e dei Premium.
Usare una moneta efficiente come l'euro
senza avere un mercato competitivo
e una concorrenza funzionante, vuol
dire esporsi a queste conseguenze.
E purtroppo non solo sulla pizza.
Chi e' Francesco Carla'
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