In America molti pensano che il piu' grosso
pericolo per la ripresa economica Usa venga
da Washington, dallo scontro continuo tra politici
Repubblicani e Democratici.
L'accordo raggiunto in extremis e' in realta' solo
un rinvio. Fino a febbraio 2014 gli impiegati
pubblici tornano al lavoro e si puo' spendere
denaro dello Stato. Poi si vedra'.
Intanto, pero' 16 giorni di Shutdown hanno tenuto
a casa, e senza stipendio, quasi 2 milioni di
persone.
Ma il danno piu' grave e' un altro e viene dalla
stessa idea di "governare duellando": quanti
imprenditori stanno rimandando, o annullando,
gli investimenti (e le nuove assunzioni) in
attesa del nuovo round?
L'instabilita' politica, la mancanza di uno
scenario di medio-lungo termine, e' un freno
drammatico agli investimenti privati. E ai
consumi. Infatti la ripresa Usa dalla crisi
del 2008/9 e' stata molto piu' lenta del solito.
Soprattutto nel creare nuova occupazione:
i disoccupati sono il 7,7%.
E questo nonostante imponenti stimoli monetari
e fiscali come il famoso Quantitative easing
della Federal reserve.
Senza considerare che gli Usa avevano un
deficit pubblico nel 2011 dell'8,7% che
hanno ridotto al 3,7% nel 2013.
Tutti numeri che fanno arrabbiare gli
americani con i loro politici e stanno creando
un'atmosfera di rivolta contro Washington,
accusato da una parte di sprechi e spesa
facile e improduttiva, dall'altra di austerita'
eccessiva e di tagli indiscriminati.
Ecco, appunto: un dibattito simile se non identico
e' in corso in Italia. Quanto pesa l'instabilita'
politica sulla nostra recessione e sull'occupazione?
Considerate che il nostro debito pubblico e'
piu' alto, in proporzione, di quello Usa e che
abbiamo quasi il 40% di disoccupazione giovanile
e il 12% di disoccupazione media nazionale.
Hanno ragione quelli che chiedono tagli alla
spesa pubblica oppure quelli che se la prendono
con l'Europa e con il vincolo del 3% di deficit?
Mentre i politici duellano l'economia soffre.
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