Comprare azioni in Borsa, per molti, è (parecchio) più facile che venderle.
Mi rendo conto che può sembrare un paradosso, ma è quello che ho capito in tanti anni di investimenti (più di 35).
Vendere o non vendere, questo è il problema.
Shakespeare era proprio grande: aveva capito per tempo che Amleto non era solo un principe di Danimarca un po' tentennante, ma il prototipo di una condizione umana assai diffusa e comprensibile.
La paura di prendere decisioni.
Mettete una situazione tipica. Se avete comprato azioni di alcune aziende di successo, adesso potete pensare di avere in mano una bomba con la miccia accesa, come nei cartoni animati della Warner Bros con Daffy Duck.
Magari tremate ad ogni ribasso un po' prolungato.
Vendere o non vendere, questo è il problema.
Se vendete oggi e continuano a correre, soffrite perchè andate via dal party proprio sul più bello.
Se non vendete e le azioni dovessero cedere, soffrite perchè vi siete fatti mangiare profitti dai piranhas delle Borse.
Come capitò all'epoca delle mille bolle blu e nel 2020 a molti incauti. (Giusto per citare due casi molto celebri).
Incauti ed avidi. In Borsa bisogna (a volte) sapere quando è venuto il momento di vendere. Ma non si può procedere per "intuizioni" irrazionali, serve avere delle regole e dei puntelli che segnino la strada.
Quindi per sapere davvero bene quando vendere, bisogna sapere quanto vale il business che avete in pfolio.
Quanto vale davvero oggi e, ancora meglio, quanto può valere nei prossimi 5/10/15 anni della sua vita aziendale.
La differenza tra prezzo dei titoli e valore dei business è uno dei pilastri del nostro modo d'investire.
Lo chiamiamo "valore intrinseco" o "intrinsic value".
E' il modo più sicuro per capire, una volta per tutte, quando comprare e quando vendere.
E, soprattutto: perchè.
Un caro saluto,
Vs. Francesco Carlà
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