di Francesco Carlà

Carte cobranded

dell' 1/04/2021 di Francesco Carlà
Le carte di credito co-branded stanno spopolando anche in Italia. In Europa ormai coprono quasi il 70% del mercato.

Questo genere di carte ha le stesse funzioni di una carta classica, o di una revolving.

Regola generale: dovete pensarla come un mezzo di pagamento ed evitarla come mezzo d'indebitamento. Gli interessi sono generalmente molto alti.
 
Sono emesse da un istituto autorizzato, banca o finanziaria, insieme con una terza azienda, che abbina il suo marchio per sviluppare la distribuzione della carta e aggiunge Premium addizionali: premi, incentivi, fidelizzazione e sconti assortiti.

Premi: come le miglia gratis per le compagnie aeree; oppure punti che danno accesso ai premi.

Cash back o sconti: una parte delle somme che spendete vi vengono rimborsate o regalate.

Servizi: per esempio l'estensione della garanzia, l'assistenza medica di emergenza.

Assicurazioni: la tutela dei ritiri, l'assicurazione per gli acquisti online.

Banca ed emittente ci guadagnano perche' il cliente e' piu' stimolato a desiderare di avere, ed usare, proprio quella carta.

L'azienda che aggiunge il suo marchio ha un canale preferenziale per le sue attivita' di marketing e customer care.

Esistono carte di credito marchiate con il logo delle più importanti squadre di calcio, moda, automobili, elettronica, informatica, cellulari, viaggi e perfino famosi marchi di Internet.

A guardare bene ormai sono raggruppate in otto categorie: Premium e web, solidali, viaggi e tempo libero, sport, grande distribuzione, auto e moto, assicurazioni, associazioni.

Nel contratto che fanno sottoscrivere per l'adesione sono, o dovrebbero essere, specificate tutte le condizioni e le agevolazioni previste.

Fino qui sembrano tutti pro. E i contro?

Dovete stare molto attenti a misurare, con calma, quanto gli incentivi e i premi siano davvero tali. Controllate che il marketing non vi faccia spendere molti piu' soldi del previsto.

Si tratta di professionisti pagati proprio per questo. Abbassare la guardia non e' mai una buona idea.




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