di Francesco Carlà

No-global all'italiana

del 10/09/2001 di Francesco Carlà

-Carla'
Le mie due newslettere a proposito del 'ritmo del
Simulmondo', hanno richiamato una folla di interventi
e relative email. Eccone una abbastanza rappresentativa.
A dopo per un breve commento.

-Il ritmo del Simulmondo
www.finanzaworld.it/newsletter.asp?IDNL=467&a=1
-Simulmondo dance
www.finanzaworld.it/newsletter.asp?IDNL=468&a=1

-Gianni Cuzzoni
Caro Francesco Carla',
ho letto con molto interesse (e piacere) la sua newslettera
sul ritmo del (Simul)mondo. Magnifica. Posso soltanto dire
che condivido tutto, e la cosa non capita frequentemente.

In particolare, ho verificato personalmente la pressocche'
totale disinformazione (ignoranza, in senso latino)
dei no-global di alto bordo (professionisti, intellettuali etc.)
a proposito della globalizzazione; nessuna delle persone con le
quali ho parlato ha saputo dirmi con precisione perche'
e' no-global, al punto che ho dovuto suggerire io quali
potrebbero essere gli aspetti negativi, derivanti dallo
strapotere delle multinazionali: danno all'ambiente,
turbative nel mercato del lavoro, imposizione di modelli
di vita massificati...

O.K. D'altra parte, la storia dell'uomo e' fin dall'inizio
una storia di globalizzazione, cioe' di incontri, scambi,
commerci, flussi, migrazioni, acquisizioni di modelli: da noi,
nel Mediterraneo, i primi "globalizzatori" non sono forse
stati i Fenici?

Certo, la globalizzazione va governata: ma e' proprio cio'
che si propone di fare il G8, soprattutto da quando e'
stato allargato ai Paesi poveri, che dalla globalizzazione
possono trarre prevalenti vantaggi; senza contare che se
cala il PIL, calano le risorse per la sanita',
per il sociale, per la difesa della natura (!) etc...

Ma i contestatori di casa nostra, cresciuti a merendine,
telefonini e macchine di grossa cilindrata, di queste
cose sembrano proprio disinteressarsi, e si gingillano
a sfasciare le citta', oppure, quelli piu' cresciuti,
a fare gli anti-imperialisti nei salotti radical-chic
della loro citta'... Dopo essere passati dal loro consulente
finanziario per fare un po' di trading...

Alla faccia della coerenza! Transeat.

Tutto questo fa parte della cronaca. Il punto e' un altro,
ed e' esattamente quello che ha toccato Lei: e' la nostra
vita, i ritmi della nostra vita, che non vanno:
perche' c'e' qualcosa nell'aria, eccome, che ci chiama.

Qualcosa che non ha niente a che vedere ne' con il
comunismo ne' con il liberalismo, qualcosa che chiede
un cambio di ritmo, all'esterno e all'interno. E che
bussa sempre piu' forte. Un caro saluto.

-Carla'
Grazie del saluto. Io volevo dire una cosa semplice:

-Il ritmo industriale e urbano ha sempre meno senso.
E' ormai davvero poco umano: traffico, inquinamento etc,
e davvero poco tecnologico: abbiamo quasi tutto quello
che serve al Simulmondo anche lontano da industrie e
citta', da aria avvelenata e parcheggi.

Per questo il ritmo cambiera'. Meno male.

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