di Francesco Carlà

La Ipo di Tiscali

del 20/10/1999 di Francesco Carlà

Ho conosciuto Renato Soru qualche mese fa in uno di quei
salotti ovattati della finanza milanese in cui ti aspetti
di continuo di veder spuntare Cuccia da qualche parte. Silenzioso.

Cuccia non fu avvistato, ma in compenso ho saputo dalla bocca
giusta che l'inventore della free Internet italiana faceva
proprio sul serio. Tutta l'Italia connessa senza dazio e
sfida ai monopoli e oligopoli a colpi di modem. Lo stesso
modem che fischia nelle sue belle pubblicità.

E adesso ci siamo: il 27 ottobre inizia la sua Ipo:
3.040.000 azioni di Tiscali vanno sul mercato in cerca
di compratori.

Oggi Tiscali è controllata dallo stesso Soru che detiene il
90 per cento (di cui un 10 per cento tramite la società inglese
Andalas) mentre il restante 10 per cento è nel portafoglio di
Kiwi1-Ventura, il fondo di Elserino Piol, e di Oliver Novick.

Dopo la Ipo (anche agli abbonati) Soru conserverà il 70 per cento
(di cui l'8 per cento tramite la Andalas), il 20-25 per cento del
capitale andrà in Borsa mentre un altro 8 per cento resterà a Kiwi
e l'uno per cento sarà offerto ai dipendenti.

Ma proviamo a guardare dentro Tiscali per capire meglio. La
società sarda fa il 55% dei ricavi con i telefoni e il 44% con
Internet. E anche i margini lordi sono più alti nella telefonia
(36 per cento) che non su Internet (26.6). Certo che però
le chances di crescita sono molto più ampie nella Rete che non
sul cavo, affollato di competitors big pockets. Infatti la
quota di Tiscali delle calls degli italiani non supera lo 0.3
per cento. In futuro potrebbe andare meglio con gli investimenti
infrastrutturali, ma certo i big boys vigilano.

Molto meglio mi sembra piazzata Tiscali nel controllo di una
buona fetta dei traffici di e.commerce e Premium vari che può
intercettare grazie alla sua pattuglia di abbonati che sfiora
già oggi il mezzo milione. E poi ho la sensazione che la fetta
di profitti che Telecom deve dividere con il provider sardo non
sia del tutto trascurabile.

Il fatto, poi, di essere la prima vera Ipo Internet italiana e
la possibilità data agli abbonati di avere la priorità, è una
mossa geniale.

Ma per rispondere alla vostra domanda che mi si infila da tutte
le parti (emails, forum su finanzaonline.com, telefono): quanto vale
Tiscali oggi?

Abn Amro-Rothschild, una delle due banche con IMI che sta portando
Soru al Nuovo Mercato, valuta Tiscali considerando che ognuno dei suoi
abbonati previsti per il 2000 valga tra 800 mila e 1.200.000 lire.
E gli abbonati sempre secondo Abn saranno 2 milioni e 50 mila. Fa un
totale che oscilla tra i 1.600 e i 2.400 miliardi di lire italiche.

Niente male per una società che a fine 1999 fatturerà circa 80 miliardi.
Ma nulla di straordinario considerando i valori medi dei Net Stocks
americani. Un esempio nello stesso campo d'azione: Aol stima i suoi
users il doppio di quelli di Tiscali e ha messo assieme una pattuglia
di 18 milioni di abbonati. Anche se quelli di Aol frequentano il sito
almeno 55 minuti al giorno e Tiscali solo 13.

Abn ci dice poi che il fatturato 2002 sarà di 600 miliardi nell'ecommerce
e derivati, mentre 300 miliardi o meno verranno dalla telefonia.

Io invece riassumo così:

1 Soru ha il premium del cosiddetto first mover: è stato il
primo a capire, in Italia, che c'era un grande business
a mettersi al centro dello sviluppo di Internet non come
Portal (alla Yahoo!) ma come mega-provider (Aol);

2 Tiscali deve dare due risposte fondamentali nei prossimi mesi:
a) Deve essere la prima a raggiungere il milione di users;
b) Deve essere capace di diventare sinonimo di Internet in
Italia come Aol lo è negli Usa.

Se questo accade Tiscali diventerà boccone ghiottissimo per mega
acquisizioni globali e in ogni caso uno dei media italiani che
conteranno negli anni a venire.





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